80Enea contro il Pelíde mandò, ché coraggio gl’infuse.
Di Licaóne assunse, del figlio di Príamo la voce:
simile a questo, Apollo, figliuolo di Giove, gli disse:
«Enea, tu che i Troiani consigli, ove son le minacce
che tu, fra i Teucri re, nei conviti, bevendo, lanciavi, 85che a fronte a fronte avresti saputo pugnar con Achille?».
Enea queste parole gli volse, cosí gli rispose:
«Figlio di Priamo, perché tu, contro mia voglia, mi spingi
che il figlio di Pelèo terribile affronti in battaglia?
Non è la prima volta che contro ad Achille veloce 90mi trovo! Un’altra volta fuggire ei mi fe’ con la lancia,
dall’Ida, il giorno ch’egli piombò su le nostre giovenche,
e Pèdaso espugnò, Lirnesso. Ma Giove mi fece
salvo: ché forza allora m’infuse e prontezza di gambe:
se no, morto sarei sotto i colpi d’Achille e d’Atena, 95che, innanzi a lui movendo, gli dava la luce di gloria,
ch’ei con la lancia sterminio di Lelegi e Teucri facesse.
Perciò niun uomo v’è che possa affrontare il Pelíde,
ché sempre un Nume presso gli sta, gli fa schermo da morte;
e poi, sempre il suo colpo va dritto, che mai non s’arresta, 100se pria l’umana carne non pènetra. Pure, se un Dio
vuol bilanciare la sorte di guerra, un’agevol vittoria
ei non avrà, se pure si vanta ch’è tutto di bronzo».
E Apollo disse a lui, di Giove il figliuolo possente:
«Eroe, tu pure volgi ai Numi che vivono eterni, 105la tua preghiera. Figlio te dicon che sei d’Afrodite,
figlia di Giove: Achille figlio è d’una Diva da meno:
figlia di Giove è quella, quest’altra del Vecchio del mare.
Su via, spingi diritta la lancia infrangibile, e punto
non sbigottire, perché ti lanci minacce ed imprechi».