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162 ILIADE 559-588

     Quindi, una vigna tutta di grappoli carica finse.
560La bella vigna, d’oro, ma i grappoli v’erano neri;
ed era d’ogni parte sorretta da pali d’argento,
ed un fossato intorno di cíano, di stagno un recinto
anche vi finse. Solo correva un sentier per la vigna:
i portatori, quando mieteano, passavan per quello;
565e verginette, e con esse fanciulli di spirito gaio,
entro cestelli ad intreccio portavano i grappoli dolci.
Ed un fanciullo, stando fra lor, con la cétera arguta
soavemente sonava, cantando il bell’inno di Lino,
con delicata voce: movendosi gli altri in misura,
570con canti e liete grida seguíano, coi guizzi dei piedi.
     Ed un armento finse di buoi dalle corna lunate.
I bovi, alcuni d’oro foggiati, ed alcuni di stagno,
fuor dalla stalla, al pascolo uscivano in furia, mugghiando,
lungo un sonante fiume, vicino alle mobili canne.
575Quattro pastori d’oro schierati eran presso i giovenchi,
e nove cani, dietro, movevano i piedi veloci.
E due leoni orrendi, piombando sui primi giovenchi,
avean ghermito un toro mugghiante. Con alti muggiti
quello era tratto; e dietro giungevano i cani e i pastori.
580Ma, del gran toro avendo le fiere squarciate le membra,
l’entragne e il negro sangue lambivano; e invano i pastori.
spingevan contro loro, aizzavano i cani veloci:
ché non osavano quelli coi morsi affrontare i leoni,
ma li schivavano; e solo levavan da presso i latrati.
     585E un pascolo anche finse l’artefice sommo ambidestro,
entro una bella vallèa, con gran copia di pecore bianche,
e stalle; e riparati da tetti, recinti e capanne.
     Ed una danza finse l’artefice sommo ambidestro,