e per venirne a fine, chiedevano un arbitro entrambi. 500Questo acclamavano e quello le genti, divise in due parti;
e al popolo gli araldi silenzio imponevano; e i vegli
su levigate pietre sedeano in un sacro recinto,
gli scettri degli araldi canori stringendo nel pugno.
Sorgean, poggiati a questi, dicevano l’un dopo l’altro 505la lor sentenza. E due talenti giacevano in mezzo,
d’oro, per darli a chi pronunciasse il giudizio migliore.
Stavano all’altra città d’intorno, due schiere nemiche
tutte fulgenti nell’armi. Pendevan le brame fra due:
o saccheggiare, oppure dividere tutte in due parti 510quante ricchezze in sé chiudeva la rocca opulenta.
Ma quelli, ancor non vinti, avevano teso un agguato.
Stavano a guardia sopra le mura le spose dilette,
e i pargoletti figli, con loro anche stavano i vecchi.
Ivano gli altri; e Marte con Pàllade Atena era guida: 515erano entrambi d’oro foggiati, con auree vesti,
erano belli e grandi, recinti dell’armi, e ben chiaro
pareva ch’eran Dei: piú piccole intorno le genti.
Giunti ch’essi erano al luogo che adatto pareva all’agguato,
presso ad un fiume, dove solevano tutti gli armenti 520abbeverarsi, qui si appiattarono, chiusi nel bronzo;
e poste avevan due vedette, a spiare da lungi,
quando vedessero giunger le greggi ed i lenti giovenchi.
Giunsero presto; e due pastori venivan con essi,
sonando la sampogna; né avevan la mente ad insidie. 525Come li videro, quelli balzarono súbito; e presto
predarono gli armenti dei buoi, delle pecore bianche,
predarono le mandre, ne posero a morte i pastori.
Ma, come udîr quel frastuono d’intorno ai giovenchi, i nemici