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140 | ILIADE | 739-759 |
con incessante frastuono; ma pure, avanzavano quelli.
740L’Atríde e Merióne parevan due muli robusti,
che traggon giú dal monte, per aspro sentiero di rocce,
o trave, o tronco grande di nave: stanchezza e sudore
ad essi, mentre svelti procedon, lo spirito opprime.
Cosí quei due di lena portavano il corpo; ed a tergo
745stavan gli Aiaci a riparo, come argin selvoso, che, steso
traverso alla pianura, trattiene la furia dell’acqua,
i rovinosi gorghi trattiene dei fiumi gagliardi,
súbito la corrente di tutti devía, li respinge
alla pianura, ché invano fluiscon di forza, a spezzarlo.
750Sempre cosí gli Aiaci tenevano indietro la furia
dei Teucri; e questi ognora premevano; e due piú che gli altri;
Enea, figlio d’Anchise, ed Ettore fulgido. E tutti,
come uno stuolo fugge di storni o uno stuolo di corvi,
con orrido schiamazzo, se giungere vede da lungi
755uno sparviere, che strage far suole di piccoli augelli:
tutti cosí, dinanzi ad Ettore e al figlio d’Anchise,
con orrido schiamazzo fuggivan gli Achivi, in oblio
posta la pugna; e molte bell’armi d’intorno alla fossa
caddero in quella fuga; né pure avea tregua la pugna.