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588-617 CANTO XVI 103

Quanto si stende il gitto di lunga zagaglia, ch’uom vibra
in una gara, prova facendo di tutte le forze,
590oppure in guerra, quando l’incalzano i crudi nemici:
tanto i Troiani si trassero indietro, e incalzaron gli Achivi.
E Glauco primo, duce dei Lici dagli ampî palvesi,
volse di nuovo la fronte, die’ morte al magnanimo eroe
Bàticlo, figlio di Càlcone. In Ellade avea la sua casa,
595per beni e per fortuna fra tutti i Mirmídoni insigne.
Ma Glauco lo colpí con l’asta nel mezzo del petto,
ché si voltò d’improvviso, mentr’ei l’aggiungeva correndo.
Diede un rimbombo cadendo: gli Achèi, come cadde quel prode,
furono invasi da fiero cordoglio. Gioendo, i Troiani
600corsero fitti a lui d’intorno; né il loro valore
poser gli Achivi in oblio, ma spinser contro essi la furia.
Qui Meríone trasse di vita un guerriero troiano,
Laògore, l’ardito figliuolo d’Onètore, ch’era
di Giove idèo ministro, qual dio fra le genti onorato.
605Di sotto gli colpí la mascella e l’orecchio; e dal corpo
presto lo spirito uscí, l’avvolse la tènebra orrenda.
Contro Meríone Enea la lancia scagliò; ché colpirlo
credé, mentr’egli innanzi venía, dello scudo al riparo.
Ma quei, che gli occhi innanzi spingeva, piegandosi avanti,
610poté schivare il colpo. La lunga zagaglia s’infisse
sul suolo, dietro a lui: l’estremo dell’asta oscillava:
l’orrido Marte, qui svanire lasciò la sua furia.
Cosí rimase a terra la lancia vibrata da Enea,
ché senza effetto il colpo balzò dalla valida mano.
615E allora Enea cosí parlò, ché furore l’invase:
«Sebben tu sei valente, Meríone, a danza, ben presto
la lancia mia t’avrebbe fermato, se pur ti colpiva!».