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40 ILIADE 380-409

380Il bàlteo gronderà di sudore sul petto a più d’uno
dell’alto scudo, stanca sarà sopra l’asta la mano,
ansimerà sotto il carro tornito a più d’uno il cavallo.
Ma chi vedrò che lungi tenere si vuol dalla pugna,
e rimanere presso le navi ricurve, di certo
385credo che non potrà sfuggire agli uccelli ed ai cani».
     Cosí disse; e gli Achei strepitarono, simili a un flutto
sopra una eccelsa spiaggia, se Noto, giungendo, lo spinge,
contro uno scoglio sporgente, cui mai non disertano l’onde
spinte da tutti i venti che giungon da un lato o dall’altro.
390E, surti in piedi, sparsi si mossero verso le navi,
presso le tende il fuoco accesero, e fecero il pranzo.
Chi l’uno, poi, chi l’altro pregava dei Numi, che scampo
da morte e da ferite gli desse, ed offria sacrifizi.
Quindi, Agamènnone, re di genti, immolava un gran bove,
395pingue, che aveva cinque anni, di Crono al possente figliuolo,
e i vecchi a sé chiamava, e i primi di tutti gli Achivi.
Nèstore primo di tutti chiamava, ed il sire Idomène,
e l’uno e l’altro Aiace dopo essi, e il figliuol di Tidèo,
e quindi, sesto, Ulisse, che i Numi uguagliava nel senno:
400venne da sé Menelao, possente nell’urlo di guerra.
Stettero al bove intorno, poi l’orzo recarono sacro.
E questa prece levò tra loro Agamènnone grande:
«Giove che i nugoli aduni, che abiti l’ètra, di gloria
sommo e di possa, il sole non cada, e non giunga la notte,
405prima ch’io prono al suolo non gitti di Priamo il tetto
fumido, e il fuoco infesto non spiri sovresse le porte,
e d’Ettore sul petto non squarci la tunica a brani
con la mia spada, e a lui d’intorno, procombano a terra
molti compagni, e proni, la polvere mordan coi denti».