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38 ILIADE 320-349

320cosí nove anni noi dovremo trascorrere in guerra,
e prenderemo la rocca di Troia nel decimo». Questo
disse Calcante; e tutto com’egli ci disse, or si compie.
Su dunque, tutti, Achei dai vaghi schinieri, restate,
finché non sia la grande città dei Troiani espugnata».
     325Cosí disse. E grandi urli levaron gli Argivi; e le navi
terribilmente intorno sonavan, percosse dai gridi,
mentre plaudivan gli Achei le parole di Ulisse divino.
Nèstore poi, cavaliere gerenio, cosí prese a dire:
«Ahimè! nell’adunanza se voi favellate, sembrate
330simili a sciocchi bambini, che nulla s’intendon di guerra.
Or, dove sono andati per voi giuramenti e promesse?
Vadano al fuoco disegni, consigli degli uomini, e patti
e libagioni, e strette di mano, in cui fede si aveva:
ch’or disputiamo qui con inutili ciance, e trovare
335via non sappiam di salvezza, da tanto che pur siamo in campo
Atríde, anche ora tu, come prima, incrollabile serba
il tuo disegno, e guida gli Argivi alle pugne crudeli;
e manda alla malora, ché tanto niun séguito avranno,
quest’uno o due che dànno consiglio, né approvan gli Achivi,
340che si ritorni ad Argo, né qui si rimanga, a cercare
se il vero o il falso a noi promise l’egíoco Giove.
Ché fausto cenno diede, mi sembra, il figliuolo di Crono,
quel dí che su le navi dal corso veloce, gli Argivi
ascesero, la Parca recando ai Troiani, e la morte.
345Da destra ei folgorò, ci die’ questo cenno d’augurio.
Perciò, niuno abbia fretta di fare ritorno alla patria,
pria che non abbia ciascuno la sposa di alcun dei Troiani,
a vendicare i travagli sofferti per Elena, e i pianti.
Ma pur, se troppo fiera taluno pungesse la brama