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x prefazione

fulgenti di pietre, di metalli, di smalti multicolori, aperte a tutti gli azzurri del cielo, a tutti gli aliti del mare. Affreschi, rilievi, vasi elegantissimi dove snodano le agili membra figure umane e ferine di bellezza ideale. Ceselli ed agèmine dove uomini fiere uccelli sono fissati con linee di suprema eleganza, nell’argento, nel rame, nell’oro fulvo, pallido, verde: una capra di porcellana con le membra protese in agilissimo palpito: un tauro vivo nell’oro: sovra fini ceramiche, nautili spieganti flessili vele da candide conchiglie, polipi che aprono fra raggiere di tentacoli grandi occhi di fascino, cespugli fitti di foglie e di fiori, viluppi che stringono in freschissime armonie, delfini, stelle di mare, alighe natanti.

E non meno delle forme, c’incantano i colori, massime quelli dei vasi, e del periodo di Camarès. Le tinte più delicate, le più fini sfumature vi si incontrano con accordi tenuissimi e arditi1.

Il bianco, il grigio, il color fumo, la terra di Siena pallida e intensa. Un fondo bruno Van Dyck, illuminato da fiori stellanti, rosei e candidi, coi ricettacoli giallastri o rossastri (Tav. II). Oppure, su un fondo grigio, un incrociarsi di bianchi fregi trascoloranti nel roseo e nel giallolino, interpunti da grandi virgole arancione e da occhi cremisini punteggiati di bianco (Tav. III). O, sopra una tenuissima terra di Siena, una sinfonia di turchini, dall’azzurro, al cilestrino, al cesio, che muore nel grigio, si riaccende in berilli e in acque di mare, rifolgora in zaffiri, con ardite luci di anelli canario (Tav. V). Ecco, su uno sfondo di terra di Siena bruciata, una fioritura di gigli, foglie e calici di finissima terra verde, petali bianco

  1. Evans. op. c. t., Tavole I, II. III, V, VI, VII.