20Stie’ sul suo capo; e assunte le forme di Nèstore aveva,
cui venerava piú d’ogni altro vegliardo l’Atríde.
Simile a questo, dunque, cosí disse il Sogno divino:
«Dormi, figliuolo d’Atrèo, domator di corsieri prudente?
L’uomo a cui sono affidate le genti, che regge i consigli, 25che tante cose cura, non deve dormir tutta notte.
Ora comprendimi presto: ché nunzio di Giove a te giungo,
che si dà cura di te, sebbene lontano, e si duole.
Egli t’impone che tu faccia armare gli Achivi chiomati,
senza verun indugio: ché adesso espugnar tu potrai 30Troia, la bella città; perché dell’Olimpo i signori
discordi piú non sono, ma tutti convincerli seppe
Era, pregando; e lutti già incombono sopra i Troiani,
come vuol Giove. In mente tu físsati ciò ch’io ti dico,
né oblio te colga, quando vanisca il dolcissimo sonno». 35E cosí detto, andò lontano, lasciando l’Atríde
a vagheggiare ciò che compiersi poi non doveva:
ch’egli sperava quel giorno la rocca espugnar dei Troiani,
stolto!, e ignorava ciò che nel cuore volgeva il Croníde:
ché doglie ancora, ancora doveva negli aspri cimenti 40infligger pianti il figlio di Crono agli Achivi e ai Troiani.
Dal sonno si destò che ancora la voce divina
sonava a lui d’attorno. Levato, sede’ sul giaciglio;
poscia indossò la tunica fulgida bella, ed il manto
cinse su quella, legò sotto i piedi i leggiadri calzari, 45gittò sopra le spalle la spada dai chiovi d’argento,
prese lo scettro del padre, lavoro immortale d’Efèsto,
ch’esso impugnava quando movea fra le navi e le schiere.
Già la divina Aurora le vette ascendeva d’Olimpo,
per annunciare a Giove la luce, ed agli altri Immortali,