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22 ILIADE 557-586

e temo io che promesso tu le abbia che Achille d’onore
sia colmo, e molti Achei soccombano presso le navi».
     E Giove, il Dio che aduna le nuvole, questo rispose:
560«Sempre sospetti, demonio, né valgo a nasconderti nulla;
eppur, nulla otterrai cosí; ma lontana piú sempre
sarai da questo cuore: malanno per te molto amaro.
Se ciò che dici avvenne, avvenne perché lo volevo.
Ma ora siedi e taci, e a quello ch’io dico obbedisci,
565perché correr non debbano invano a soccorrerti i Numi
tutti, se mai gittassi su te le invincibili mani».
     Cosí disse; ed invase terrore la Dea dai grandi occhi,
e senza far parola sede’, reprimendo il suo cruccio;
e nella casa di Giove turbati rimasero i Numi.
570Ma prese Efèsto, d’arti maestro famoso, a parlare,
per sollevare sua madre, la Dea dalle candide braccia:
«Lutto e malanno sarà, che piú tollerar non si deve,
se voi siete cosí, per causa degli uomini, in lite,
ed eccitate la rissa fra i Numi. Dei dolci conviti
575spenta sarà la gioia, se il peggio dovrà prevalere.
Onde io mia madre esorto, per quanto ella pure abbia senno,
che faccia quanto a Giove riesce gradito, ché il padre
crucciare non si debba di nuovo, e turbare il banchetto.
Perché, se mai volesse, l’Olimpio che i folgori avventa
580ci scrollerebbe dai seggi, ché tanto è di noi piú gagliardo.
Ora, su via, tentate placarlo con molli parole,
e a tutti voi sarà benigno il signore d’Olimpo».
     E cosí detto, e in piedi balzato, una gèmina coppa
porse alla madre cara, volgendole queste parole:
585«Abbi pazienza, o madre, sopporta, se pure tu soffri,
ch’io con questi occhi mai veder non ti debba percossa: