170salir le navi, e in patria tornare: non vo’ senza onore
accumulare qui per te sostanze e ricchezze».
Ed Agamènnone, re di genti, cosí gli rispose:
«Fuggi, se l’animo tuo ti spinge, ché io non ti prego
di rimanere per me. Ci sono a me presso altri molti 175che mi faranno onore: c’è, primo, il saggissimo Giove.
Fra i re, di Giove alunni, tu sei l’odioso fra tutti,
ché sempre a te son care le risse le guerre le zuffe.
Se tu sei tanto forte, d’un Nume è pur dono la forza.
Vattene pure a Ftia, con le navi, e ai Mirmídoni imparti 180ordini, ai tuoi compagni. Pensiero di te non mi piglio,
né perché tu t’adiri mi cruccio. Ma questo t’avviso:
ora che Febo Apollo mi strappa la figlia di Crise,
io dagli amici miei la farò su le navi condurre;
ma io ti prenderò la bella Brisèide, il tuo premio: 185alla tua tenda io stesso verrò, sí che tu vegga bene
quanto io sono di te piú forte; e sgomenti chiunque
credersi pari a me presuma, ed oppormisi contro».
Disse. E da crudo cruccio fu invaso il Pelíde; e fra due
il cuore gli ondeggiò nel petto villoso: se fuori 190tratta, da presso al fianco, l’aguzza sua spada, dovesse
scostar quanti eran quivi presenti, ed uccider l’Atríde;
oppur se trattenersi dovesse, e por freno al furore.
Or, mentre queste idee volgea nella mente e nel cuore,
e già dalla guaina la spada traeva, dal cielo 195Atèna giunse: ed Era sospinta l’aveva, ch’entrambi
prediligeva gli eroi, d’entrambi si dava pensiero.
Dietro al Pelíde ristie’, lo ghermí per la chioma sua bionda,
né alcun la scorse: ch’ella solo era visibile a lui.
Achille trasalí, si voltò, riconobbe di colpo