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LIV PREFAZIONE


Ma di proposito ho detto che qui si trattava piú di studiare che di ammirare. Questi procedimenti corrispondono a ciò che potrebbero essere nella pittura la direzione o il tratto del pennello o l’impasto di questo o quel colore. È delizioso pel tecnico scoprirli e analizzarli. Ma poco o nulla importano alla intelligenza o al gradimento complessivo del quadro. E se il traduttore sa ottenere la medesima vivacità coi mezzi della sua favella, per questo lato la traduzione può essere l’equivalente del testo1.

La medesima aderenza al vero, la medesima penetrazione Omero dimostra nello studio dell’anima umana. Quindi la singolare precisione della sua psicologia. Nei suoi personaggi, non c’è traccia della esagerazione eroica che rende convenzionali, e, in ultima analisi, falsi, i personaggi di quasi tutti gli altri poemi. Gli eroi omerici, anche i sommi, accanto alle grandi virtù, hanno grandi e grandissimi vizi. L’intrepidezza ha i suoi momenti di riflessione, di esitazione, di viltà; nella generosità s’insinua il germe del calcolo; i piú nobili impulsi si ombrano di resipiscenze.

E tutti i suoi personaggi, nati da libera e pura intuizione, sono, ad uno ad uno, sino ai minimi, vivi e singolarmente distinti, come le creature della vita, e non già fredde, se pur perfette, astrazioni filosofiche. Ma la loro precisa psicologia le rende ad una ad una, come è appunto ciascuna creatura della vita, altrettanti vivi esempî, altrettanti prototipi, dai quali l’indagine filosofica può procedere alle sue astrazioni. Questa verità fu ben vista ed espressa da Orazio,

  1. Sulla essenza dell’arte di tradurre, rimando al mio studio introduttivo alle Versioni poetiche di Giacomo Zanella (Le Monnier).