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PREFAZIONE XLIX


Ma nello stato attuale delle cognizioni, non credo possibile risolverlo. D’altronde, fu ultimamente studiato con diligenza e acume singolarissimi, da Vigilio Inama1.

Ed io credo che possiamo sostanzialmente attenerci alle sue conclusioni. I poemi furono composti nella Grecia europea. E il loro genialissimo poeta visse sul finire dell’età micenèa, prima della cosí detta invasione dorica.

E infatti, a parte ogni sottile induzione, rimane inoppugnabile il fatto che un poema di glorificazione achea non poteva interessare profondamente se non il mondo acheo. Omero non era un alessandrino, che scrivesse pel piacere (o pel dispetto) di letterati colleghi. Omero cantava pei re, pei principi, pei mercanti, pei marinari, per tutto il popolo.

E bisogna tenere ben fisso quest’ultimo punto. Ci fu un tempo in cui filologi, molto conclamati, ma, senza dubbio, d’orecchio molto duro, stabilivano serenamente il parallelo Iliade = Nibelunghi. Ora invece, studiosi inglesi, certo di gran merito, troppo insistono sul carattere aulico della poesia d’Omero2.

    fatto è esposto in guisa che l’eroe non ne riesce superiore ad Achille che rimane sostanzialmente sopraffatto dai Numi (Apollo, Scamandro).

  1. Omero nell’età micenèa, Milano, 1913. Ottimo libro, di dottrina vasta e sicura, di giudizio sano e sobrio, di forma limpidissima, che ha il solo torto di prendere troppo sul serio, sia pure confutandole, le amenità degli omeristi perdigiorni. I filologi lo hanno sepolto in un dignitoso silenzio.
  2. Leaf, Homer and History, 310: «Greek poetry arose in courts, in the atmosphere of a small and refined aristocracy». «The Achaian nobility had cast off much of the ancient dross when they entered Greece; in the courts of Mykene they learn «good manners», and the ways of courts - the learned to avoid things which are not mentioned in the best society». E no, un Omero cosí addomesticato, un Omero per signore, avrebbe certo scritto due poemi sonniferi.