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XL PREFAZIONE

di certe consonanti vibratorie: κέδρος, λείριος1. È, innanzi tutto, la mirabile varietà dei suoni: spesso nel medesimo vocabolo appaiono quattro colori di vocali: κυπάρισσος, ὑάκινθος, κυάνεος2.

Per caratterizzare debitamente la sensibilità di un popolo che plasmò simile linguaggio, giova fissare un termine di confronto, antitètico, nella lingua sanscrita, dove tutte le vocali sono ridotte all’unico suono dell’a. I creatori della nostra lingua misteriosa, moltiplicano invece tutti gli effetti delle vocali e delle consonanti, con l’ebbrezza d’un pittore che tenta tutte le sfumature della sua tavolozza.

E questa agilità di linee e questa varia dovizia di colorito, son proprio gli equivalenti, nel regno dei suoni, delle affascinanti forme dell’arte cretese, della policromia di sogno che illumina le ceramiche di Camarès.

Questa lingua misteriosa, è, dunque, la cretese, che nel periodo della egemonia incide con innumerevoli innesti tutte le lingue con cui viene a contatto. Essa, traverso il velo trasparente dei divini versi d’Omero, ci mostra perennemente il suo viso riderello, come una Naiade che dai fondi algosi si avvicini a sommo dei flutti, ridendo, sparendo, riapparendo, senza emergere mai, tanto più affascinante, quanto più velata ed inafferrabile.

E c’è, infine, un carattere della lingua d’Omero, che non corrisponde allo spirito dell’arte cretese. È la sua estrema precisione.

In realtà, quanto più per questo lato se ne approfondisce

  1. Cedro, giglio.
  2. Cipresso, giacinto, ciàneo.