140A lungo i due, restando pur dentro, eccitavan gli Achei,
che dalle navi tenessero lunge i nemici; ma quando
videro poi che i Troiani piombavano già sopra il muro,
e i Dànai, alte levando le grida, fuggíano sgomenti,
fuori balzati entrambi, pugnarono innanzi alle porte, 145simili a due cinghiali selvaggi, che attendon fra i monti
la furia ed il frastuono che avanza di cani e di genti,
quindi si lanciano obliqui, d’intorno spezzando la selva,
dalle radici sbarbando le piante; e stridore di denti
suona, sinché con un colpo qualcuno di vita li privi. 150Similemente, il bronzo fulgente squillava, percosso
sopra i lor petti: due fieri pugnavano, in sé confidando,
e nei compagni loro, che stavano in alto sul muro.
Giú dalle solide torri scagliavano quelli macigni,
ché difendevan sé stessi, le tende e le rapide navi; 155e a terra i sassi giú piombavano, come la neve
quando gagliardo vento, squassando le nuvole ombrose,
fitta la spande giú, sovressa la terra feconda:
fitti cosí dalle man’ degli Achei, dalle man’ dei Troiani,
massi volavano; e secco rimbombo mandavano gli elmi, 160gli umbilicati scudi, percossi dai grandi macigni.
E un lagno allora alzò, le man’ si batté su le cosce
Asio, d’Ìrtaco figlio, proruppe in parole di sdegno:
«O Giove padre, dunque, tu pure sei vago d’inganni,
solo d’inganni? Io non mai credevo che i prodi d’Acaia 165regger potrebbero al nostro furore, all’indòmito braccio;
ed ecco, or, come vespe dall’agil corsale, come api
ch’abbian costrutto il nido sovressa una strada rocciosa,
non abbandonano mai la concava casa, ma ferme
lottano, contro chi vuole predarle, a difesa dei figli: