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50-79 CANTO XII 277

50far non ardivano il salto; ma fermi, con alti nitriti,
stavano all’orlo estremo: ché troppo l’amplissima fossa
li sgomentava: ché facil non era varcarla d’un balzo,
né traversarla; ché tutto d’intorno, da un lato e dall’altro,
sorgevano scoscese le ripe, e munite di pali
55aguzzi: ivi confitti li avevano i figli d’Acaia,
spessi ed immani, perché respingesser le genti nemiche.
Qui mal poteva un cavallo, traendo il volubile carro,
oltre balzare: tentarlo potevano solo i pedoni.
Polidamante prode, cosí disse ad Ettore allora:
60«Ettore, e tutti voi che guidate Troiani e alleati,
stoltezza è che i cavalli si spingan traverso la fossa,
è malagevole troppo, varcarla; e vi sono confitti
aguzzi pali, e intorno v’eressero un muro gli Achivi.
Possibile non è discendere al fondo, e coi carri
65pugnare: in quella stretta, saremmo di certo distrutti.
Se il danno lor disegna, se addotti li vuole a sterminio
Giove che tuona dall’alto, se vuol favorire i Troiani,
io certo bramerei che súbito questo avvenisse,
che, senza gloria, lungi morissero d’Argo gli Achivi;
70ma se volgesser la fronte, se ardesse di nuovo la pugna,
e dalle navi respinti noi fossimo giú nella fossa,
neppure uno di noi, se gli Achei c’inseguissero in fuga,
tornar potrebbe indietro, per dar la notizia ai Troiani.
Ma su, come io consiglio, cosí tutti quanti facciamo:
75tengan fermi gli aurighi sull’orlo del fosso i cavalli;
e noi tutti, ben chiusi nell’armi, moviamo pedoni,
Ettore tutti seguiamo, serrati in falange; e gli Achivi
non reggeranno, se il laccio di morte già stretto è per essi.
Tale di Polidamante fu il mònito; e ad Ettore piacque.