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CANTO XII 275





     Cosí Pàtroclo, il prode figliuol di Menezio, curava
dentro le tende il ferito Eurípilo. E Argivi e Troiani,
gli uni confusi con gli altri, pugnavano. E fato non era
che resistesse piú a lungo dei Dànai la fossa ed il muro
5alto sovr’essa. A schermo dei legni l’avevano alzato,
ed una fossa intorno scavata, che fosse riparo
dell’opulente prede, dei rapidi legni; ma ostie
poi non offersero ai Numi: levato fu contro il volere
degl’immortali Celesti; né in piedi restò lungo tempo.
10Sinché durò lo sdegno d’Achille, e fu Ettore vivo,
in piedi anche l’eccelsa muraglia restò degli Achivi;
ma quando spenti furon quanti eran piú prodi Troiani,
e degli Argivi, questi caduti, superstiti quelli,
e saccheggiata, dopo dieci anni, di Príamo la rocca,
15e sopra i legni tornati gli Argivi alla patria diletta,
pensarono anche al modo d’abbattere il muro, due Numi,
Posídone ed Apollo, guidando la furia dei fiumi,
quanti dai monti d’Ida ne scorrono giú verso il mare,
e Reso, ed Eptapòro, e Rodio, e Carèso e Graníco,