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50-79 CANTO XI 245

50ed incessante surse clamore; e non anche era l’alba.
E furon su la fossa schierati assai prima dei carri;
ma poco dopo seguirono i carri; e un frastuono sinistro
suscitò Giove, figlio di Crono; e dall’alto dell’aria
scagliò rugiade molli di sangue, poiché s’accingeva
55a subissar molte vite d’eroi valorosi nell’Ade.
Dall’altra parte poi, dove il piano saliva, i Troiani
stavano ad Ettore grande d’intorno, ad Enèa, che i Troiani
tutti onoravano al pari dei Superi, a Polidamante
senza censura, ai tre figli d’Antènore, Pòlibo, e il divo
60Agènore, e Acamante, garzone che un Nume sembrava.
Ettore andava fra i primi, reggendo lo scudo rotondo.
Qual tutto fulgido emerge dai nuvoli un astro maligno,
e nuovamente, poi, fra le nuvole ombrose s’immerge,
Ettore similemente, partendo comandi, appariva
65ora tra i primi, ed ora tra gli ultimi; e tutto di bronzo
sfolgoreggiava, come balen dell’egíoco Giove.
E come i mietitori, nel campo d’un uomo opulento,
gli uni di fronte agli altri dispongono in fila i covoni
d’orzo e di grano; e a terra giú cadono fitti i mannelli:
70cosí Troiani e Achivi, lanciandosi gli uni sugli altri,
strage facevano; e niuno pensava alla fuga funesta.
Tutte le menti esaltava la zuffa; ed a guisa di lupi
infurïavano. Molto, vedendo, gioiva Contesa
ricca di pianti. Solo essa, fra i Numi assisteva alla zuffa:
75ché gli altri Dei possenti non erano qui, ma tranquilli
eran rimasti nelle lor sedi, ove ognuno di loro
la bella casa aveva, costrutta fra i gioghi d’Olimpo.
E tutti contro Giove, signore dei nuvoli negri,
lagno moveano, perché voleva dar gloria ai Troiani.