20che a lui Cínira un giorno mandò come dono ospitale,
quand’egli in Cipro udí la grande novella, che a Troia
sopra le navi, in guerra sarebbero mossi gli Achivi;
e al sire quell’usbergo mandò, per averne le grazie.
In esso venti strisce correano d’acciaro brunito, 25dodici d’oro, venti di stagno; ed al collo d’intorno
correan dragoni bruni cerulei, tre da ogni parte,
e somigliavano agli arcobaleni che il figlio di Crono
sopra le nubi fissa, che siano prodigio ai mortali.
Poi su le spalle gittò la spada: mandavan su l’elsa 30le borchie d’oro un vivo fulgore: un’argentea guaina
cingea la lama, al bàlteo sospesa con aurei fermagli.
Poscia lo scudo prese che tutto il copría, bello, adorno.
Dieci d’intorno ad esso correvano giri di bronzo;
e c’eran venti borchie rigonfie, di candido stagno, 35ed una in mezzo a quelle, di cíano bruno. Ed in giro,
Gòrgone c’era, come ghirlanda, dall’orrido aspetto,
che saettava sguardi tremendi, e Terrore, e Sgomento.
Ed era anch’esso, il bàlteo, d’argento; e sovr’esso un dragone
s’attorcigliava, d’acciaio brunito, ed aveva tre teste, 40che su da un collo solo crescevan, rivolte a tre parti.
E un elmo a due cimieri, con quattro ripari sul capo,
con una coda equina, che in alto ondeggiava tremenda.
E due zagaglie prese di brónzea cuspide, salde,
aguzze: sino al cielo brillava il fulgore del bronzo. 45E Atena allora ed Era scagliarono un tuono dal cielo,
per fare onore al re di Micene, città ricca d’oro.
Quindi, ciascuno diede comando all’auriga, che quivi
su l’orlo della fossa schierassero in ordine i carri.
Poi, tutti chiusi nell’armi, balzarono innanzi i campioni,