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Già dal suo letto Aurora, da presso al mirabil Titone
sorgea, ch’essa recava la luce ai Celesti e ai mortali;
e Giove la Contesa feroce alle navi d’Acaia
spedí, che in man serrava l’orrendo segnacol di guerra.
5Sopra la negra nave profonda d’Ulisse ristette,
che in mezzo era, perché giungesse ugualmente la voce,
di qui, sino alle tende d’Achille, di lí, del figliuolo
di Telamóne, Aiace: ch’entrambi agli estremi del campo
avean tratto, fidando nel proprio valore, le navi.
10Quivi ristette, e un grido terribile acuto la Diva
alto levò, che fiera possanza a ciascun degli Achivi
nel cuore infuse, e brama di guerre, di zuffe perenni:
sí che d’un tratto ad essi la guerra sembrò piú soave
che ritornare sopra le concave navi alla patria.
     15E un grido alto levò l’Atríde, e ordinò che gli Argivi
l’armi cingessero; e il bronzo che folgora anch’egli si cinse.
Prima, dunque, adattò gli schinieri alle gambe d’intorno,
belli, adattati su le caviglie con fibbie d’argento.
L’arma seconda fu la corazza, che al petto si strinse,