Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/292

469-498 CANTO X 237

ed alle schiere presto fûr giunti degli uomini Traci.
470Giaceano questi, oppressi da grave stanchezza, nel sonno:
vicino ad essi, a terra, giaceano in bell’ordine l’armi
sopra tre file; e presso ciascuno i suoi due corridori.
Reso dormiva nel mezzo: vicino, i cavalli veloci
erano con le briglie legati del carro alla sponda.
475E Ulisse lo mostrò, non appena lo scòrse, al Tidíde:
«O Dïomede, l’uomo questo è, questi sono i cavalli
che c’indicò Dolone, a cui data abbiamo la morte.
Mostra su’ via, la tua furia gagliarda: ché a te non conviene
stare ozïoso in arme. Su’ via, sciogli dunque i cavalli;
480oppur, tu di guerrieri fa’ strage, ed io penso ai cavalli».
     Cosí disse. Ed Atena glaucòpide ardore gl’infuse;
e in giro il ferro, a strage vibrò: dei trafitti il lamento
miseramente suonò: rosseggiava la terra di sangue.
Come leone a un gregge di pecore e capre s’arresta
485senza pastore, e sovr’essa con animo fiero s’avventa:
cosí balzava il fiero Tidíde sugli uomini Traci.
Dodici n’ebbe trafitti; e Ulisse, frattanto, l’accorto,
quanti accostava e a morte colpía con la spada il Tidíde,
tanti pel piede Ulisse ghermiva, e traeva in disparte,
490questo disegno avendo, che i bei corridori chiomati
facile avessero il passo, né a coglierli avesse tremore
per camminar sulle salme: ché avvezzi non erano ancora.
Ma quando poscia al re fu giunto il figliuol di Tidèo,
a cui decimoterzo rapiva la vita soave,
495mentre ansimava — ché un sogno maligno volato sul capo
gli era di notte: il rampollo d’Enèo, per volere d’Atena —
i corsïeri staccò solidunguli Ulisse divino,
insieme li legò con le redini, e fuor dalle schiere