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409-438 CANTO X 235

Restar forse da lungi dinanzi alle navi, o tornare
410alla città di nuovo, poi ch’anno sconfitti gli Achivi?».
     E a lui cosí rispose Dolone, figliuolo d’Eumède.
«E dunque, ti dirò, senza nulla mentir, tutto quanto.
Ettore, insieme a quanti compagni gli son dei consigli,
presso alla tomba d’Ilo divino, lontan dal frastuono,
415tiene consiglio; e le scólte di cui tu mi chiedi, o signore,
niuna ve n’ha che vegli distinta a difesa del campo.
Quanti fuochi tu vedi brillar dei Troiani, altrettanti
uomini sono a scólta, si esortan l’un l’altro alla guardia.
Nel sonno immersi, invece, son tutti gl’insigni alleati:
420la cura essi ai Troiani rimettono ognor di vegliare;
perché vicini ad essi né i pargoli son, né le spose».
     E Ulisse allor, l’eroe dai molti consigli, soggiunse:
«E dimmi, or, coi Troiani valenti a domare cavalli,
dormon commisti, o in disparte? Di’ questo, ch’io voglio saperlo».
     425E a lui cosí rispose Dolone, figliuolo d’Eumède:
«E sia, ché pure questo vo’ dirtelo senza menzogna.
Stanno i Peóni dagli archi ricurvi vicino alla spiaggia,
coi Lèlegi, coi Carî, coi Càuconi e i divi Pelasgi.
Vicino a Timbre stanno coi Lici i belligeri Misî,
430coi Frigi, e coi Meóni valenti a pugnar sui cavalli.
Ma perché dunque andate cosí, punto a punto, chiedendo?
Se vi volete proprio cacciar fra le turbe Troiane,
qui sono i Traci, giunti da poco, all’estremo del campo,
ed è Reso fra loro, sovrano, figliuolo d’Eióne.
435Corsieri io mai non vidi piú belli dei suoi, né piú grandi:
piú della neve bianchi, gareggiano a corsa coi venti:
possiede un carro bello, ch’à d’oro e d’argento gli ornati,
e l’armi tutte d’oro, tremende, stupende a vederle.