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260e intorno al capo un elmo gli strinse, foggiato nel cuoio,
che saldo era tenuto da molte coregge protese
dentro nel cavo: fitti di fuori correvano e bianchi
attorno attorno i denti d’un apro selvaggio zannuto,
in bell’ordine posti: nel mezzo adattato era il feltro.
265Preso l’aveva Autòlico un dí da Eleóne, che irruppe
dentro la salda casa d’Amíntore, figlio d’Ormèno;
Autòlico lo die’, che a Scandèa lo portasse, al Citerio
Anfidamante; e questi lo die’, come dono ospitale,
a Molo; e Molo poi lo diede a Meríone suo figlio;
270e, finalmente, qui fu cinto alla testa d’Ulisse.
     Or, poi che i due campioni fûr chiusi nell’armi tremende,
mossero, e tutti quivi lasciarono gli altri signori.
E ad essi Atena, figlia di Giove, inviò dalla destra
un aghiróne, lungo la strada; né il videro quelli,
275ché buia era la notte; ma chiaro n’udirono il grido.
E del presagio Ulisse fu lieto, e si volse ad Atena:
«Odimi tu, figliuola di Giove, dell’ègida sire,
che in ogni mia fatica m’assisti, né mossa ch’io faccia
ti sfugge; or che piú mai prediligere, Atena, mi devi.
280Fa’ tu che noi possiamo tornar glorïosi alle navi,
compiute avendo gesta che Troia mai piú non oblii».
     Secondo poi pregò Dïomede, gran voce di guerra:
«Adesso odi anche me, intatta figliuola di Giove:
seguimi, come quando seguisti mio padre Tidèo
285a Tebe, allor che araldo v’andò per gli Achivi. Lasciati
presso l’Àsopo aveva gli Achei loricati di bronzo,
ed ai Cadmèi recava parole soavi di pace
colà; ma nel ritorno compie’ memorabili gesta,
Dea, tua mercè: ché tu gli stavi benevola accanto.