Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/28


prefazione XXIX

argomento da quelli; e non già che siano, su per giú, gli equivalenti di quel mondo artistico, che ci diano un’idea, sia pure lontanissima, delle opere che Omero ammirava come divine. A dirla spiccia, sono scarabocchi.

Rimane il terzo gruppo, il cretese-micenèo. Anche senza parlare del Helbig1, che conosceva materiale quasi unicamente micenaico, stanno per esso oramai quasi tutti gli studiosi.

Ma, come abbiamo già detto, bisogna scindere il binomio, distinguere nettamente l’arte cretese dalla micenaica.

Ora, con la vera arte cretese, i poemi d’Omero hanno ben pochi rapporti2. La sensibilità artistica è tutt’altra.

Rimane l’arte micenaica. Quella, per definirla esattamente, fiorita un po’ in tutta la Grecia, e nelle isole, da Kampo (Golfo di Messenia) a Vafio (Laconia), Micene, Tirinto, Spata (presso Atene), Sarònico, Mènidi (presso Acarne), Orcòmeno (Beozia), Dímini e Volo (Tessaglia), Calídone e Delfi (Golfo di Corinto) e Cacovato (costa occidentale del Peloponneso).

Ma anche quest’arte micenea non presenta caratteri d’omogeneità. Anzi, sotto l’analisi, si scinde facilmente in tre gruppi.

Uno, sotto il diretto influsso cretese. Documenti tipici, il bassorilievo in pietra, di Micene, che rappresenta un leone3,

  1. Das homerische Epos. Libro geniale, e che rimane tuttavia classico.
  2. Il <span title="Poulsen" style="color:#00a000">Poulsen, commentando uno studio interessante del <span title="Winter" style="color:#00a000">Winter (in Gercke und Norden: Einleit. z. Alt. Wíss., II, 161 sg.), osserva che i soli confronti cretesi (egli dice micenèi) sono in Φ 126 e Ψ 692, coi pesci di Filacòpi, e in Θ 306 col papavero. Osserva poi, giustamente, che in Omero è poca passione pei fiori, e molta, invece, negli Egiziani e nei Lici contemporanei (il che è contro la sua tèsi).
  3. <span title="Hall" style="color:#00a000">Hall, Aegean archaeology, pag. 199, fig. 2. Per varie ragioni