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206 ILIADE 319-348

Come ai pulcini il cibo portare un aligero suole,
320quand’ei l’abbia trovato, che nulla per lui ne rimane,
del pari, io molte notti passai, senza chiudere ciglio,
molte giornate passai fra sangue e tumulto di guerre,
con gl’inimici pugnando, a pro’ delle vostre consorti.
Dodici io con le navi distrussi città popolose,
325undici a terra, lo affermo, nei piani feraci di Troia.
Da tutte quante, egregi tesori in gran copia raccolsi,
e tutti li portai, li diedi al figliuolo d’Atrèo.
Ed ei, restando indietro, vicino alle rapide navi,
li riceveva; e poco spartiva, ed il piú si teneva.
330Ma, tuttavia, qualche dono faceva ai piú prodi sovrani,
ed essi li han tuttora: me solo fra tutti gli Achivi
ei n’ha privato, e si tiene la cara mia sposa. E sia! Dorma
vicino a lei, la goda. Ma allora, che causa sospinge
gli Achei contro i Troiani? Perché tanta gente raccolse
335l’Atríde, e qui l’addusse? Non forse per Elena bella?
Oppur gli Atrídi soli, fra quanti sono uomini al mondo
aman le spose loro? Chiunque ha valore e saggezza
ama la propria sposa, la cura, come io quella amavo
con tutto il cuore mio, sebbene era preda di guerra.
340Ora, poiché mi frodò, mi tolse il mio dono, non speri
piú di tentarmi, di farmi convinto, or che ben lo conosco.
Ma con te cerchi, Ulisse divino, e con gli altri sovrani,
lungi l’infesto fuoco vorace tener dai navigli.
Anche senza di me compiute ha molte opere grandi,
345ha costruito un muro, scavata ivi sotto una fossa
grande, profonda, e v’ha dinanzi confitti dei pali.
Però, neppur cosí trattiene la furia omicida
d’Ettore. Quando alla guerra movevo coi figli d’Acaia,