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prefazione | XXVII |
Ma per quanto la gesta sia stata magnificata dall’antichità sino ai nostri giorni, vediamo ben chiaro che il successo ne fu unicamente militare, e parziale, ed effimero. Da questa celeberrima vittoria, comincia in realtà il decadimento acheo: tanto rapido e radicale, che dopo qualche tempo gli Achei spariscono addirittura dalla scena della storia.
E nella Odissea sono fedelmente riflesse le prime fasi di questo decadimento, e se ne vedono chiare le forme e le ragioni.
Dopo la guerra e la vittoria, Agamennone trova in Argo la trama della sposa infedele e di Egisto: onde perde il regno e la vita. — Ulisse erra dieci anni per mare, e intanto in Itaca i Proci insidiano la sua sposa e il suo potere. — Neottòlemo torna alla sua Ftia, ma non vi rimane, e va in Epiro: certo costretto da usurpatori. — Diomede trova anch’egli che la sposa Egialèa l’ha tradito. Ripara in Etolia, certo anch’egli costretto; e durante un tentativo di tornare in patria, la tempesta lo sbatte in Italia, sulle coste della Daunia. Gli usurpatori, dunque, furono piú forti di lui.
E anche qui, attraverso la leggenda, appare chiara la storia.
Il dopo guerra non fu tranquillo. La lotta troppo lunga aveva prodotta la disorganizzazione e la ribellione degli uomini rimasti e dei giovinetti che andavano diventando uomini. Di qui, cambiamenti di regime e usurpazioni, in qualche parte domate dal ritorno degli antichi signori, altrove no.
E dopo lunghi anni, vediamo, qua e là, tentativi di restauri.
Ma nel complesso, l’immenso sforzo ha spossato il mondo achèo. E mentre il vinto, il mondo asianico, contro il quale, e non contro la sola Troia, era diretta la guerra, séguita, piú o meno incolume, per la sua strada, il vincitore intristisce, decade, sparisce.