260e l’uno e l’altro Aiace, vestiti di furia guerresca,
e quindi Idomenèo, dopo lui Merïóne, compagno
d’Idomenèo, gagliardo non meno d’Eníalo omicida,
e dopo loro, il figlio d’Evèmone, Eurípilo bello:
Teucro veniva nono, che l’arco ricurvo tendeva, 265e se ne stava dietro lo scudo d’Aiace, al riparo.
Aiace quivi un poco scostava lo scudo; e l’eroe
mirava; e quando alcuno colpíva, di mezzo alla plebe
con le sue frecce, e quello cadeva e perdeva la vita,
egli tornava, come bambino alla mamma, al riparo 270presso ad Aiace; e Aiace tendeva lo scudo, a coprirlo.
Chi fra i Troiani prima qui Teucro infallibil trafisse?
Cadde Orsíloco primo, quindi Òrmeno, quindi Ofelèste,
poi Dètore, poi Cromio, poi, pari agli Dei, Licofonte,
poi Melanippo, poi di Polièmone il figlio Amepone: 275tutti, l’uno su l’altro, sul suolo fecondo li stese.
Ed Agamènnone, re di genti, fu lieto, vedendo
com’egli dei Troiani le schiere abbatteva con l’arco;
e a lui, standogli presso, cosí la parola rivolse:
«Teucro, diletto mio, Telamonio signore di genti, 280saetta pur, ché tu pei Dànai sarai gran fulgore,
e per il padre tuo, che te maturò da piccino,
che te nella sua casa, sebben fossi spurio, raccolse:
fa’ or, sebbene lungi ti sia, ch’egli ascenda la gloria.
Ed una cosa ti dico, che avrà compimento sicuro: 285se Giove a me concede, signore dell’ègida, e Atena,
che un giorno alfine abbatta le solide mura di Troia,
il primo dono a te d’onore offrirò dopo il mio,
o sia tripode, o sian due cavalli col carro aggiogato,
od una donna che salga con te nel medesimo letto».