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50-79 CANTO VIII 175

50fermò, li sciolse, intorno diffuse caligine fitta.
Ed ei, nella sua gloria raggiando, sede’ su la vetta,
guardando la città di Troia, e le navi d’Acaia.
     Presero dunque il pasto gli Achei dalle floride chiome,
presso le tende: a furia poi súbito tolsero l’armi.
55E dentro la città s’armavano anch’essi i Troiani:
meno di numero: e pure, correvan con avida furia,
per i figliuoli e le spose costretti alle pugne, alle zuffe.
     Or, poi che, gli uni sugli altri movendo, pervennero a un punto,
un cozzo fu di scudi, di lancie, d’usberghi di bronzo,
60d’uomini in furia; e l’uno sull’altro batteano i palvesi
umbilicati: immenso frastuono spargevasi attorno.
E qui s’udíano insieme levarsi i lamenti ed i vanti
dei vincitori e dei vinti; la terra correva di sangue.
     Sin che durò il mattino, crescendo la vampa del giorno,
65dardi volavan da entrambe le parti, e cadevan le turbe;
ma quando il sole già nel mezzo del cielo era asceso,
l’aurea bilancia prese degli uomini il padre e dei Numi,
pose due fati sui piatti, di morte e di lungo dolore,
qui dei Troiani, lí degli Achei loricati di bronzo,
70e la levò, pel mezzo tenendola. E il giorno fatale
piombò giú degli Achivi: piombò sino al suolo fecondo;
e quello dei Troiani s’aderse a l’illimite cielo.
E allora, il Dio scagliò dall’Ida un gran tuono, e rovente
un folgore avventò sugli Achei. Sbigottirono quelli,
75furon, mirando il prodigio, cospersi di scialbo terrore.
Né quivi Idomenèo, né Agamènnone osò rimanere,
né l’uno e l’altro Aiace rimasero, alunni di Marte:
Nèstore solo gerenio restò, degli Achei baluardo:
non di sua voglia, bensí fiaccato gli s’era un cavallo.