Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/219

164 ILIADE 320-349

320si banchettò, né alcuno restò con la brama del cibo.
Ed i filetti interi, donò, per sua parte, ad Aiace
l’eroe figlio d’Atrèo, Agamènnone, sire possente.
Quando èbber poi sedata la brama del cibo e del vino,
incominciò tra loro per primo ad intesser progetti
325Nèstore, il cui consiglio sembrato era innanzi il migliore.
Pensando al loro bene, cosí prese questi a parlare:
«Atríde, e quanti siete piú forti fra tutti gli Achivi,
Achei molti, di già, dalla florida chioma son morti,
e il loro sangue negro d’intorno al veloce Scamandro
330Marte feroce sparse, discesero l’anime all’Orco.
Quindi, convien che a l’alba diman tu sospenda la zuffa,
e che gli Achei, raccolte le salme, coi muli e coi bovi
qui le trascinin sui carri: qui poi li daremo alle fiamme,
tanto cosí lontano dai legni ché l’ossa d’ognuno
335possano avere, quando si torni alla patria, i suoi figli.
Ed una tomba s’innalzi d’intorno alla pira, indistinta
dalla pianura; e presso la tomba s’innalzino presto
eccelse torri, a noi riparo e alle navi; e costrutte
sian nelle torri porte di salda compagine, in guisa
340che schiusa sia per esse la strada ai cavalli ed ai carri;
e fuori, innanzi ad esse, si scavi una fossa profonda,
che tutto intorno giri, respinga i cavalli ed i fanti,
sicché non ci soverchi l’assalto dei prodi Troiani».
     Cosí diceva; e i prenci lodarono tutti i suoi detti.
345Ed anche in Ilio sacra tenevan concione i Troiani,
con gran tumulto e grida, di Priamo presso a le porte.
E cominciò per primo Antènore saggio a parlare:
«Udite, voi Troiani, voi Dàrdani, e genti alleate,
ché udir possiate quello che il cuore m’impone ch’io dica.