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Poi ch’ebbe detto cosí, tutto fulgido fuor dalle porte
Ettore irruppe, e seco moveva il fratello Alessandro,
pieni di brama entrambi, nel cuore, di guerra e di zuffe.
E come ai navichieri che ansiosi lo attendono, un Nume
5manda propizio vento, quando essi, correndo sul mare,
stanchi già sono sui remi, fiaccate han le membra al travaglio:
tali ai Troiani, che brama ne avevano, apparvero quelli.
Quivi Alessandro uccise Menestio figliuol d’Aritòo,
ch’Arne abitava: Aritòo, clavigero sir, gli fu padre,
10Filomedusa dagli occhi rotondi lo diede alla luce.
Ed Ettore colpí con l’acuta zagaglia Eionèo,
sotto il frontale di rame dell’elmo, e gli tolse la vita.
Glauco, d’Ippòloco figlio, signor della gente di Licia,
con la zagaglia Ifímo trafisse, nel fiero cimento,
15figlio di Dexïo, mentre pugnava sul rapido carro.
L’omero gli ferí: cadde a terra, e fiaccato fu il corpo.
Come di lor s’accorse la Diva dagli occhi azzurrini,
che nel cimento fiero, sterminio facevan d’Argivi,
giú con un lancio verso Ilio piombò dalle vette d’Olimpo.