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899-916 CANTO V 129

L’indole hai tu di tua madre Giunone, sfrenata, implacata,
890che io con le parole a stento riesco a domare.
Ed or, pei suoi consigli tu soffri, dico io, ciò che soffri.
Ma tuttavia, non vo’ che tu debba piú a lungo patire,
perchè sei sangue mio, di me t’ha concetto tua madre.
Ché, se nefasto qual sei, fossi figlio d’un altro dei Numi,
895da un pezzo tu saresti piú giú dei figliuoli d’Urano».
     Cosí detto, a Peone die’ ordine che lo curasse.
E la sua piaga Peone di farmachi leni spalmando,
lo risanò: ché nato non era di stirpe mortale.
Come in breve ora il presame coagula il candido latte
900ch’era fluente, e presto, nei rapidi giri, s’addensa,
presto cosí Peone guariva quel Dio veëmente.
Ebe poi lo lavò, lo cinse d’amabili vesti;
e presso egli sede’, raggiante di gloria, al Croníde.
Ecco, e alla casa di Giove di nuovo tornarono anch’esse
905Era l'argiva, e Atena, la Dea che Alalcòmene guarda,
quando ebber cosí tronche le stragi di Marte omicida.

Omero - Iliade, I - 9