Come Giunone vide, la Dea dalle candide braccia, 710spenti cosí gli Argivi cader negli scontri feroci,
súbito queste volse veloci parole ad Atena:
«Ahi, ahi!, vergine figlia di Giove dell’egida sire,
vana per Menelao fu dunque la nostra promessa,
che, Troia a sacco messa, sarebbe alla patria tornato, 715se lasceremo cosí che infuri l’orribile Marte!
Su via, dunque, anche noi badiamo alla cruda battaglia».
Disse. Né fu restia la Diva dagli occhi azzurrini.
Mosse a bardare i cavalli dagli aurei frontali Era stessa,
Era, la Dea veneranda, la figlia di Crono possente. 720Ebe poi subito al carro le ruote di bronzo rotonde,
ad otto raggi, aggiunse, figgendole all’asse di ferro.
L’anima dentro è di ferro, che mai non si strugge; ma sopra
sono adattati cerchi di bronzo, stupendi a vederli:
sono d’argento i mozzi, che giran da entrambe le parti, 725la cassa è tutta a intrecci di cingoli d’oro e d’argento,
e tutto in giro agli orli si volgono due parapetti.
Sporgeva anche il timone d’argento: all’estremo di questo,
il bel giogo legò tutto d’oro, ed i bei pettorali
d’oro v’aggiunse. E al giogo costrinse i veloci cavalli 730Era, di Giove figlia, bramosa di stragi e di pugne.
Atena poi, di Giove signore dell’ègida figlia,
lasciò cader sul suolo d’Olimpo il suo morbido peplo,
variegato, che aveva tessuto ella stessa, ed ornato:
la tunica indossò, di Giove che i nugoli aduna 735l’armi impugnò, con quelle s’armò per la guerra dogliosa.
Coprí gli omeri entrambi con l’ègida ornata di frange,
tremenda, a cui corona fa tutto d’intorno il Terrore.
E c’è la Rissa, e c’è la Forza, e l’Assalto doglioso,