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410-438 CANTO IV 91

410perché la gloria avremo con lui, se i guerrieri d’Acaia
vincer potranno i Troiani, le mura di Troia espugnare,
con lui l’amaro lutto, se vinti saranno gli Achivi.
Orsú, dunque, anche noi corriamo ove infuria la pugna».
     Disse; e dal cocchio a terra balzò, tutto chiuso nell’armi;
415e nel balzare, il bronzo squillò sopra il petto del duce,
terribilmente, che avrebbe percosso ogni cuore piú ardito.
     Come allorché su la spiaggia, che tutta risuona, del mare,
un cavallone sorge, cui Zefiro spinge ed accresce:
prima, nel piano del mare si leva: con alto frastuono
420contro la spiaggia poi si spezza, e d’intorno agli scogli
curvo s’innalza, colmeggia, via spruzza la schiuma ed il sale:
cosí l’una su l’altra moveano dei Dànai le schiere
alla battaglia, senza mai tregua: ciascuno dei duci
gli ordini dava; e muti movevano gli altri: né tanta
425turba tu detto avresti che fiato chiudesse nel petto:
parola non s’udiva, ché i duci temevano; e lampi
versicolori dall’armi sprizzavano. Invece, i Troiani,
come s’addensan, per essere munte, le pecore, a mille
a mille, entro la stalla d’un uomo opulento, e belati
430levano senza mai tregua, quand’odon la voce dei figli:
tal dalle fitte schiere troiane sorgeva tumulto;
ché non lo stesso accento né avevan la stessa loquela,
ma d’ogni parte accozzate le genti, le lingue commiste.
     E Marte li eccitava e Atena dagli occhi azzurrini,
435ed il Terrore, la Fuga, la Rissa che mai non si placa,
la Rissa, ch’è compagna di Marte omicida, e sorella,
che piccola da prima si vede levarsi, ed al cielo
poi con tutta la testa poggia, premendo coi piedi la terra.