380per invitarlo. Egli andò, e molti trovò dei Cadmèi,
raccolti entro la casa d’Etèocle forte, a banchetto.
E qui, sebbene estràneo, Tidèo domator di cavalli,
non sbigottí, sebbene fra tanti Cadmèi solo fosse:
anzi, a tenzone tutti sfidatili, tutti li vinse 385agevolmente: cosí gli fu soccorrevole Atena.
Ora i Cadmèi, di cavalli maestri, salirono in ira;
e quando egli partí, condotti cinquanta guerrieri,
gli tesero un agguato. Due furono duci all’impresa,
Mèone, figlio d’Emóne, che un Nume sembrava d’aspetto, 390e Polifonte, figlio d’Antífone saldo a la pugna.
Ma trista sorte incombe’ su tutti, mercè di Tidèo:
tutti li uccise: un solo lasciò che tornasse al suo tetto:
lasciò Mèone: a ciò l’indusser dei Numi i prodigi.
Tal fu Tidèo d’Etolia; però diede vita ad un figlio 395minor di lui nei fatti, sebbene piú pronto di lingua».
Cosí diceva. E nulla rispose il Tidíde gagliardo
alla rampogna del re, perché reverenza lo tenne.
Di Capanèo glorïoso invece rispose il figliuolo:
«Non dire, Atríde, cose che vere non sono, e lo sai. 400Noi ci vantiamo che siamo di molto migliori dei padri.
Noi la rocca espugnammo di Tebe settemplice; e poca
la gente fu che sotto le solide mura adducemmo;
ma ci affidava il presagio dei Numi, e il valore di Giove.
Invece, per la loro stoltezza perirono quelli: 405per questo, il pregio loro non mettere a pari col nostro».
Ma bieco lo guardò Dïomede gagliardo, e rispose:
«Stolto, non dire piú oltre, a quello ch’io dico obbedisci.
Non io m’adirerò col sommo dei principi Atríde,
quando egli a guerra esorta gli Achei dai fulgenti schinieri;