80e l’uno all’altro andavan cosí favellando i vicini:
«Certo la cruda guerra, di nuovo, e la pugna funesta
divamperanno, oppure la pace fra gli uni e fra gli altri
Giove stabilirà, che fra gli uomini porta la guerra».
Iva cosí dicendo ciascun degli Achei, dei Troiani; 85e Atena, assunte d’uomo sembianze, movea fra i Troiani:
di Laödòco assunte le forme, del prode figliuolo
d’Antènore, cercava se Pàndaro a sorte trovasse.
E lui, di Licaòne perfetto, gagliardo figliuolo,
trovò, che in piedi stava: d’intorno stringevansi fitte 90le genti sue, venute dai rivi d’Esèpo a seguirlo.
Presso gli stette, e a lui queste alate parole rivolse:
«Di Licaòne figlio sagace, vuoi tu darmi ascolto?
Osa scagliare un dardo veloce sul pro’ Menelao:
merito grande e gloria ne avrai presso tutti i Troiani; 95e ti sarà piú grato d’ogni altro il sovrano Alessandro:
súbito egli vorrà compensarti con fulgidi doni,
quando vedrà Menelao, d’Atrèo valoroso rampollo,
dalla tua freccia trafitto, salire sul rogo fatale.
E volgi a Febo, al licio signor delle cuspidi, un voto, io0che avrà d’agnelli nati di fresco una insigne ecatombe,
quando tornato sarai alla sacra città di Zelea».
Cosí la Diva Atena parlando, convinse lo stolto.
Súbito l’arco estrasse. Dei corni d’un capro selvaggio
fatto era, ch’ei medesimo aveva trafitto nel fianco, io5stando all’agguato, mentre balzava giú da una rupe:
l’avea colpito al petto: caduto rovescio era il capro.
Lunghe sul capo aveva le corna ben sedici palmi:
bene acconciate entrambe le aveva l’artefice esperto,
e, rese lisce, d’oro vi avea sovrapposto l’anello.