«Argivi, fermi! Niuno piú tiri, figliuoli d’Acaia! 80Ettore, agitatore dell’elmo, s’appresta a parlare».
Disse cosí. Dalla pugna ristettero súbito quelli:
stettero muti; e queste parole disse Ettore allora:
«Troiani udite, udite, Achivi dai vaghi schinieri,
quello che Paride or dice, pel quale ebbe origin la guerra: 85dice che tutti gli altri Troiani, che tutti gli Achivi
l’armi depongano sopra le zolle dell’almo terreno,
e ch’egli e Menelao diletto di Marte, nel mezzo
pugnino a fronte a fronte, per Elena e tutti i suoi beni».
Cosí diceva. Gli altri rimasero muti, in silenzio. 90Sol Menelao parlò, l’eroe dalla voce possente:
«Udite ora anche me. Di cruccio è ricolmo il mio cuore;
ma penso tuttavia che debbano Argivi e Troiani
termine porre alla guerra: ché hanno già troppo sofferto
per la contesa mia, d’Alessandro che a me fece torto. 95Ora, chi di noi due sarà colto dal fato di morte,
giaccia; e voi desistete, Troiani ed Achei, dalla guerra.
E due recate agnelli, che bianco sia l’un, l’altro nero,
al Sole ed alla Terra: un terzo s’immoli al Croníde.
E conducete qui, ché il giuro ei medesimo presti, 100Priamo — ché sono indegni di fede i suoi figli protervi —
ché alcun, per tracotanza, di Giove non vïoli il giuro.
Sbandano sempre qua e là le menti dei giovani a volo;
ma un vecchio, ove intervenga, riguarda il passato e il futuro
perché seguan, quant’è possibile, prosperi eventi». 105Disse. E ben grande fu dei Troiani e gli Achivi la gioia,
per la speranza che infine cessasse la guerra funesta.
E nelle file i cavalli rattennero, e scesero a terra
essi medesimi; e l’armi spogliate deposero al suolo,