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50-78 CANTO III 61

50grande cordoglio a tuo padre, a Troia ed al popolo tutto,
a chi ci vuole male sollazzo, ed a te vituperio.
Non hai coraggio, dunque, d’attendere il pro’ Menelao?
Conosceresti che uomo sia quello a cui tolta hai la sposa!
Ti gioverebbe poco la cetra, la chioma e il bel viso
55che Cípride ti die’, quando tu nella polve giacessi!
Ma tutti quanti i Troiani son vili: se no, sotto un manto
tu giaceresti di pietre, mercè dei tuoi molti misfatti».
     Paride simile ai Numi, con queste parole rispose:
«Ettore, sí, la tua rampogna giusta è, non ingiusta:
60saldo il tuo cuore è sempre, cosí come un’ascia che un tronco
pènetri, spinta dal pugno d’un uomo che fenda con arte
un duro legno; ed essa moltiplica il colpo dell’uomo.
Intrepido cosí mai sempre è il tuo cuor nel tuo petto.
Non rinfacciarmi i doni che a me die’ la bella Afrodite:
65mai da gittare non sono dei Numi gli amabili doni:
essi li dànno; e niuno può eleggere questo, oppur quello.
Ma ora, se tu vuoi ch’io combatta, che affronti la pugna,
fa’ che i Troiani tutti si fermino, e tutti gli Achivi,
e in mezzo al campo fate che io con l’Atríde gagliardo
70lottiamo, a fronte a fronte, per Elena e tutti i suoi beni;
e voi Troia abitiate ferace, ritornino gli altri
ad Argo ed all’Acaia che vanto ha di femmine belle».
     Cosí parlava. Grande fu il giubilo d’Ettore, a udirlo;
e, stretta a mezzo l’asta, movea tra i guerrieri troiani,
75e ratteneva le schiere: sostarono tutti ai suoi cenni.
Ma contro lui gli Achivi chiomati volgevan la mira,
saette alla sua volta lanciando, scagliando macigni.
Ma un grido alto levò Agamènnone, eccelso sovrano: