530e seco eran venuti gli Abanti, veloci, chiomati,
di lancie vibratori gagliardi, anelanti a spezzare
gli usberghi sovra i petti nemici coi frassini tesi.
Quaranta negre navi seguíto l’avevano a Troia.
E quelli ch’abitavan d’Atene la solida rocca, 535la terra d’Erettèo magnanimo, a cui nascimento
diede la fertile zolla, e Atena divina lo crebbe,
ed in Atene, nel ricco suo tempio, signore lo pose;
e quivi agnelli e tori, per renderlo ad essi propizio,
ad ogni volger d’anno gl’immolano i figli d’Atene. 540Era lor condottiere Menèsteo, figlio di Pitio.
Niuno, fra quanti sono terrestri, con lui contendeva
nell’ordinare alla pugna cavalli né uomini armati.
Nèstore solo con lui gareggiava; ma d’anni più grave.
Cinquanta negre navi seguito l’avevano a Troia. 545Da Salamina, Aiace giunto era con dodici navi;
e collocò le schiere dov’eran le schiere d’Atene.
E quei ch’Argo e Tirinto tenevano cinta di mura,
ed Ermïone ed Asíne, costrutte sul golfo profondo,
ed Epidauro, ricca di vigne, ed Eione e Trezène, 550e quei figli d’Acaia che avevano Egina e Maseta,
guidati eran costoro dal prò’ Dïomede, e dal caro
figlio di Capanèo famoso, da Stènelo; e terzo
Euríalo iva con essi, l’eroe che sembrava un celeste,
figlio di Mecistèo sovrano, figliuol di Telone. 555Ma tutti quanti poi guidava il guerrier Dïomede;
e ottanta negre navi seguíti li avevano a Troia.
E quei che di Micene tenevan la solida rocca,
e l’opulenta città di Corinto, e la bella Cleòna,
e quelli che abitavan la vaga Aretíre, ed Ornèa,