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v.183 libro terzo 69

Un subito nel cor dolce desío
Del primiero marito e della patria
E de’ parenti. Ond’ella in bianco velo185
Prestamente ravvolta, e di segrete
Tenere stille rugiadosa il ciglio,
Della stanza n’usciva; e non già sola,
Ma due donzelle la seguían, Climene
Per grand’occhi lodata, e di Pitteo190
Etra la figlia. Delle porte Scee
Giunser tosto alla torre, ove seduto
Priamo si stava, e con lui Lampo e Clizio,
Pantóo, Timete, Icetaone e i due
Spegli di senno Ucalegonte e Anténore,195
Del popol senïori, che dell’armi
Per vecchiezza deposto avean l’affanno,
Ma tutti egregi dicitor, sembianti
Alle cicade che agli arbusti appese
Dell’arguto lor canto empion la selva.200
   Come vider venire alla lor volta
La bellissima donna i vecchion gravi
Alla torre seduti, con sommessa
Voce tra lor venían dicendo: In vero
Biasmare i Teucri nè gli Achei si denno205
Se per costei sì dïuturne e dure
Sopportano fatiche. Essa all’aspetto
Veracemente è Dea. Ma tale ancora
Via per mar se ne torni, e in nostro danno
Più non si resti nè de’ nostri figli.210
   Dissero; e il rege la chiamò per nome:
Vieni, Elena, vien qua, figlia diletta,
Siedimi accanto, e mira il tuo primiero
Sposo e i congiunti e i cari amici. Alcuna
Non hai colpa tu meco, ma gli Dei,215
Che contra mi destâr le lagrimose