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v.727 libro ventesimoquarto 315

In più pregio ed amor. Sciolsero questi
I corsieri e le mule, ed intromesso
L’antico araldo l’adagiaro in seggio.
Poscia dal plaustro i prezïosi doni730
Del riscatto levâr, ma due pomposi
Manti lasciârvi, ed una ben tessuta
Tunica all’uopo di mandar coperto
Il cadavere in Ilio. Indi chiamate
Le ancelle, comandò che tutto fosse735
E lavato e di balsami perfuso
In disparte dal padre, onde il meschino,
Veduto il figlio, in impeti non rompa
Subitamente di dolore e d’ira,
Sì che la sua destando anche il Pelíde740
Contro il cenno di Giove nol trafigga.
   Lavato adunque dall’ancelle ed unto
Di balsami odorati, e di leggiadra
Tunica avvolto, e poi di risplendente
Pallio coperto, il gran Pelíde istesso745
Alzatolo di peso, in sul ferétro
Collocollo; e composto i suoi compagni
Sul liscio plaustro lo portâr. Dal petto
Trasse allora l’eroe cupo un sospiro,
E il diletto chiamando estinto amico750
Sclamò: Patróclo, non volerti meco
Adirar, se nell’Orco udrai ch’io rendo
Ettore al padre. In suo riscatto ei diemmi
Convenevoli doni, e la migliore
Parte a te sarà sacra, anima cara.755
   Rïentrò quindi nella tenda, e sopra
Il suo seggio col tergo alla parete
Sedutosi di fronte a Príamo, disse:
   Buon vecchio, il tuo figliuol, siccome hai chiesto,
È in tuo potere, e nel ferétro ei giace.760