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296 iliade v.82

Sua madre, io stessa l’educava, e sposa
La concessi a Peléo diletto ai numi.
Voi tutti a quelle nozze, o Dei, scendeste,
E tu medesmo, o disleal compagno85
De’ malvagi, toccasti allor la cetra,
E misto agli altri banchettasti allegro.
   Contro gli Dei non adirarti, o Giuno,
L’interruppe il Tonante. Eguale onore
Dar non vuolsi, no certo, ai due guerrieri;90
Ma carissimo ai numi era pur anco
Tra i Teucri tutti Ettorre, e a Giove in prima.
Ostie elette mai sempre gli m’offerse,
Nè l’are mie per esso ebber difetto
Mai di convivii, nè di pingui odori,95
Nè di tazze libate, onor che solo
Ai Celesti è sortito. Ma si ponga
Ogni pensiero d’involar l’offeso
Cadavere; e sottrarlo ora di furto
Al fiero Achille non si può, chè Teti100
Notte e dì gli è dintorno e tutto osserva.
Pur se alcuno di voi Teti a me chiami,
Io tale un motto le farò discreto,
Che tutti accetterà di Príamo i doni
Placato Achille, e renderagli il figlio.105
   Disse, ed Iri col piè che le tempeste
Nel corso adegua, si spiccò. Fra Samo
E l’aspra Imbro calò sovra le brune
Onde del mare, e il mar sotto le piante
Della Diva muggía. Quindi s’immerse110
Come ghianda di piombo che a bovino
Corno fidata a disertar giù scende
I crudivori pesci; e in cavo speco
Teti trovò che dalle sue sorelle
Circondata piagnea la già vicina115