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v.255 libro ventesimo 201

O gli uni o gli altri piangeranno il figlio.255
Chè veruno di noi di puerili
Ciance contento non vorrà, cred’io,
Separarsi ed uscir di questo arringo.
Ma se più brami di mia stirpe udire
Al mondo chiara, primamente Giove260
Dardano generò, che fondamento
Pose qui poscia alle dardanie mura.
Perocchè non ancora allor nel piano
Sorgean le sacre ilíache torri, e il molto
Suo popolo le idée falde copriva.265
Di Dardano fu nato il re d’ogni altro
Più opulente Erittónio. A lui tre mila
Di teneri puledri allegre madri
Le convalli pascean. Innamorossi
Borea di loro, e di destrier morello270
Presa la forma alquante ne compresse,
Che sei puledre e sei gli partoriro.
Queste talor ruzzando alla campagna
Correan sul capo delle bionde ariste
Senza pur sgretolarle; e se co’ salti275
Prendean sul dorso a lascivir del mare,
Su le spume volavano de’ flutti
Senza toccarli. D’Erittónio nacque
Tröe re de’ Troiani, e poi di Troe
Generosi tre figli Ilo ed Assáraco,280
E il deïforme Ganimede, al tutto
De’ mortali il più bello, e dagli Dei
Rapito in cielo, perchè fosse a Giove
Di coppa mescitor per sua beltade,
Ed abitasse con gli Eterni. Ad Ilo285
Nacque l’alto figliuol Laomedonte;
Titone a questo e Príamo e Lampo e Clízio
E l’alunno di Marte Icetaone: