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v.119 libro ventesimo 197

E de’ Teucri e de’ Lélegi alla strage
La sua lancia animava. Alcun non sia120
Dunque che pugni col Pelíde. Un Dio
Sempre va seco che il difende, e dritto
Vola sempre il suo telo, e non s’arresta
Finchè non passi del nemico il petto.
Se della guerra si librasse eguale125
Dai Sampiterni la bilancia, ei certo,
Fosse tutto qual vantasi di ferro,
Non avría meco agevolmente il meglio.
   E tu pur prega i numi, o valoroso,
Rispose Apollo, chè tu pure, è fama,130
Di Venere nascesti, ed ei di Diva
Inferïor, chè quella a Giove, e questa
Al marin vecchio è figlia. Orsù dirizza
In lui l’invitto acciaro, e non lasciarti
Per minacce fugar dure e superbe.135
   Fatto animoso a questi detti il duce,
Processe di lucenti armi vestito
Tra i guerrieri di fronte. E lui veduto
Per le file avanzarsi arditamente
Contro il Pelíde, ai collegati numi140
Si volse Giuno e disse: Il cor volgete,
Tu Nettunno e tu Pallade, al periglio
Che ne sovrasta. Enea tutto nell’armi
Folgorante s’avvía contro il Pelíde,
E Febo Apollo ve lo spinge. Or noi145
O forziamlo a dar volta, o pur d’Achille
Vada in aiuto alcun di noi, che forza
All’uopo gli ministri, onde s’avvegga
Ch’egli ai Celesti più possenti è caro,
E che di Troia i difensor fann’opra150
Infruttuosa. Vi rammenti, o numi,
Che noi tutti scendemmo a questa pugna