Pagina:Iliade (Monti).djvu/529

196 iliade v.85

Contra Nettunno il re dell’arco Apollo,85
Contra Marte Minerva, e contra Giuno
Sta delle cacce e degli strali amante
La sorella di Febo alma Dïana:
Contra il dator de’ lucri e servatore
Di ricchezze Mercurio era Latona,90
Contra Vulcano il vorticoso fiume
Dai mortali Scamandro e dagli Dei
Xanto nomato. E questo era di numi
Contro numi il certame e l’ordinanza.
   Ma di scagliarsi fra le turbe in cerca95
Del Priámide Ettorre arde il Pelíde,
Chè innanzi a tutto gli comanda il core
Di far la rabbia marzïal satolla
Di quel sangue abborrito. Allor destando
Le guerriere faville Apollo spinse100
Contro il tessalo eroe d’Anchise il figlio,
E presa la favella e la sembianza
Del Prïameio Licaon gl’infuse
Ardimento e valor con questi accenti:
   Illustre duce Enea, dove n’andaro105
Le fatte tra le tazze alte promesse
Al re de’ Teucri, che pur solo avresti
Contro il Pelíde Achille combattuto?
   Prïamíde, e perchè, contro mia voglia,
Enea rispose, ad affrontar mi sproni110
Quell’invitto guerrier? Gli stetti a fronte
Pur altra volta, ed altra volta in fuga
La sua lancia dall’Ida mi sospinse,
Quando, assaliti i nostri armenti, ei Pédaso
E Lirnesso atterrò. Giove protesse115
Il mio ratto fuggir: senza il suo nume
M’avría domo il Pelíde, esso e Minerva
Che il precorrendo lo spargea di luce,