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v.319 libro decimosettimo 133

Dal grande Ettorre. Come quando all’alta
Foce d’un fiume che da Giove è sceso,320
Freme ritroso alla corrente il flutto
Eruttato dal mar: mugghian con vasto
Rimbombo i lidi: simigliante a questo
Fu de’ Teucri il clamor. Dall’altro lato
Tutti d’un cor con assiepati scudi325
Gli Achei fêr cerchio di Menézio al figlio,
E il Saturnio dintorno ai rilucenti
Elmi un’atra caligine spandea,
Chè d’Achille l’amico il Dio dilesse,
Mentre fu vivo, e ch’egli or sia di fiere330
Orrido cibo sofferir non puote.
A pugnar quindi per la sua difesa
I compagni eccitò. Nel primo cozzo
I Troiani respinsero gli Achivi
Che sbigottiti abbandonâr l’estinto;335
Nè i Troiani però, benchè bramosi,
Dieder morte a verun, solo badando
A predar il cadavere; ma presto
Si raccostâr gli Achei, chè il grande Aiace,
E d’aspetto e di forze il più prestante340
Sovra tutti gli Achei dopo il Pelíde,
Tostamente voltar fronte li fece.
   Tra gl’innanzi l’eroe quindi si spinse,
Pari ad ispido verro alla montagna,
Che con súbita furia si converte345
Fra le roste, e sbaraglia de’ gagliardi
Cacciatori la turba e de’ molossi:
Così di Telamon l’esimio figlio
De’ Troiani disperde le falangi
Che a Patroclo fan calca, e strascinarlo350
Si studiano in trïonfo entro le mura.
Illustre germe del Pelasgo Leto,