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v.245 libro secondo 35

Con questo in pugno tra le navi achee;245
E quanti ei trova o duci o re, li ferma
Con parlar lusinghiero; e, Che fai, dice,
Valoroso campione? A te de’ vili
Disconvien la paura. Or via, ti resta,
Pregoti, e gli altri fa restar. La mente250
Ben palese non t’è d’Agamennóne;
Egli tenta gli Achei, pronto a punirli.
Non tutti han chiaro ciò che dianzi in chiuso
Consesso ei disse. Deh badiam, che irato
Non ne percuota d’improvvisa offesa.255
Di re supremo acerba è l’ira, e Giove,
Che al trono l’educò, l’onora ed ama.
   S’uom poi vedea del vulgo, e lo cogliea
Vociferante, collo scettro il dosso
Batteagli; e, Taci, gli garría severo,260
Taci tu tristo, e i più prestanti ascolta
Tu codardo, tu imbelle, e nei consigli
Nullo e nell’armi. La vogliam noi forse
Far qui tutti da re? Pazzo fu sempre
De’ molti il regno. Un sol comandi, e quegli265
Cui scettro e leggi affida il Dio, quei solo
Ne sia di tutti correttor supremo.
   Così l’impero adoperando Ulisse
Frena le turbe, e queste a parlamento
Dalle navi di nuovo e dalle tende270
Con fragore accorrean, pari a marina
Onda che mugge e sferza il lido, ed alto
Ne rimbomba l’Egeo. Queto s’asside
Ciascheduno al suo posto: il sol Tersite
Di gracchiar non si resta, e fa tumulto275
Parlator petulante. Avea costui
Di scurrili indigeste diceríe
Pieno il cerébro, e fuor di tempo, e senza