Pagina:Iliade (Monti).djvu/441

108 iliade v.761

Tu dimentichi i prodi che per te
Dalla patria lontani e dagli amici
Spendono l’alma, e tu lor nieghi aita.
Giace de’ Licii il condottiero, il giusto
Forte lor prence Sarpedon. Gradivo765
Sotto Patróclo l’atterrò: correte,
V’infiammi, amici, una giust’ira il petto;
Non patite, per dio! che i Mirmidóni
Lo spoglino dell’armi, e villania
Facciano al morto vendicando i Dánai770
Da noi spenti. - Sì disse, e ricoperse
Dolor profondo le dardanie fronti;
Chè un gran sostegno, benchè stranio, egli era
D’Ilio, e molta seguía gagliarda gente
Lui fortissimo in guerra. Difilati775
Mosser dunque e serrati i teucri duci
Contra il nemico, ed Ettore, fremente
Del morto Sarpedon, li precorrea.
   D’altra parte Patróclo, anima ardita,
Sprona l’acheo valor. Gli Aiaci in prima,780
Già per sè caldi di coraggio, infiamma
Con questi detti: Aiaci, ora vi caglia
Di far testa a costoro, e vi mostrate
Quali un tempo già foste, anzi migliori.
Il campion che primiero la bastita785
Saltò de’ Greci, Sarpedonte è steso.
Oh se fargli pur onta e strascinarlo
E spogliarlo dell’armi ne si dêsse!
E stramazzargli accanto un qualcheduno
De’ suoi compagni a disputarlo accinti!790
   Disse, e diè nel desío de’ due guerrieri.
Quinci e quindi le schiere inanimate
Troiani e Licii, Mirmidóni e Achei
Sovra l’estinto s’azzuffâr mettendo