Pagina:Iliade (Monti).djvu/439

106 iliade v.693

Che da lïon, che il giunge alla sprovvista,
Sbranato cade, e sotto la mascella
Del vincitore mugolando spira.695
Tale del licio condottier prostrato
Dal tessalico ferro in sul morire
Era il gemito e l’ira. E Glauco il suo
Dolce amico per nome a sè chiamato,
Caro Glauco, gli disse, or t’è mestieri700
Buon guerriero mostrarti, e oprar le mani
Audacemente. Tu dell’aspra pugna
Se magnanimo sei, l’incarco assumi:
Corri, vola, e de’ Licii i capitani
Alla difesa del mio corpo accendi.705
Difendilo tu stesso, e per l’amico
Combatti: infamia ti deriva eterna
Se me dell’armi mie spoglia il nemico,
Me pel certame delle navi ucciso;
Tien saldo adunque e pugna, e di coraggio710
Tutte infiamma le squadre. - In questo dire
Le narici affilò, travolse i lumi,
E la morte il coprì. Col piede il petto
Calcògli il vincitor, l’asta ne trasse,
E il polmon la seguía, sì che dal seno715
Il ferro a un tempo gli fu svelto e l’alma.
A’ suoi sbuffanti corridori intanto
Scioltisi e in atto di fuggir, lasciando
Del lor signore il cocchio, i Mirmidoni
Parârsi innanzi, e gli arrestâr. Ma Glauco720
Dell’amico alla voce il cor compunto
Di profondo dolor sospira e geme,
Chè mal può dargli la richiesta aita.
L’impedisce la piaga al braccio infissa
Dallo strale di Teucro allor che Glauco,725
De’ suoi volando alla difesa, assalse