Prima il senato alla nestorea nave,75
E raccolti che fûro, in questi accenti
Il suo prudente consultar propose:
M’udite, amici. Nella queta notte
Una divina visïon m’apparve,
Che te, Nestore padre, alla statura,80
Agli atti, al volto somigliava in tutto.
Sul mio capo librossi, e così disse:
Figlio d’Atréo, tu dormi? A sommo duce
Cui di tanti guerrieri e tante cure
Commesso è il pondo, non s’addice il sonno.85
M’odi adunque: mandato a te son io
Da Giove che dal ciel di te pensiero
Prende e pietate. Ei tutte ti comanda
Armar le truppe de’ chiomati Achei,
Chè di Troia il conquisto oggi è maturo;90
Poichè di Giuno il supplicar compose
La discordia de’ numi, e grave ai Teucri
Danno sovrasta per voler di Giove.
Tu di Giove il comando in cor riponi.
Sparve, ciò detto, e quel mio dolce sonno95
M’abbandonò. La guisa or noi di porre
Gli Achivi in arme esaminiam. Ma pria
Giovi con finto favellar tentarne,
Fin dove lice, i sentimenti. Io dunque
Comanderò che su le navi ognuno100
Si disponga alla fuga, e sparsi ad arte
Voi l’impedite con opposti accenti.
Così detto s’assise. In piè rizzossi
Dell’arenosa Pilo il regnatore
Nestore, e saggio ragionando disse:105
O amici, o degli Achei principi e duci,
S’altro qualunque Argivo un cotal sogno
Detto n’avesse, un menzogner l’avremmo,