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Il nemico le pigli, a piè tornarvi
Forse sperate alla natía contrada?
E non udite di che modo Ettorre
D’incenerirle tutte impazïente
I suoi guerrieri istiga? Egli per certo630
Non alla tresca, ma di Marte al fiero
Ballo gl’invita. Nè partito adunque
Nè consiglio sicuro altro che questo,
Menar le mani, e di gran cor. Gli è meglio
Pure una volta aver salute o morte,635
Che a poco a poco in lungo aspro conflitto
Qui consumarci invendicati e domi
Per mano, oh scorno! di peggior nemico.
   Rincorossi ciascuno, e allor la strage
D’ambe le parti si confuse. Ettorre640
Schedio uccide, figliuol di Perimede,
Condottier de’ Focensi. Uccide Aiace
Laodamante, generosa prole
D’Antenore, e di fanti capitano.
Polidamante al suol stende il cillénio645
Oto, compagno di Megéte, e duce
De’ magnanimi Epei. Visto Megéte
Cader l’amico, scagliasi diritto
Su l’uccisor; ma questi obliquamente
Chinando il fianco andar fe’ vôto il colpo,650
Chè in quella zuffa non permise Apollo
Del figliuolo di Panto la caduta,
E l’asta di Megéte in mezzo al petto
Di Cresmo si piantò, che orrendamente
Rimbombò nel cader. Corse a spogliarlo655
Dell’armi il vincitor; ma gli si spinse
Contra il gagliardo vibrator di picca
Dolope che di Lampo era germoglio,
Di Lampo prestantissimo guerriero